Resisto
Resisto dentro ad un tempo sospeso ed infinito
Resisto alle parole svuotate di significato
Resisto alle nuvole basse e grigie che ti sovrastano i pensieri
Resisto alle affaticate azioni quotidiane
Resisto all’odio delle frasi dilaganti
Resisto alla confusione dei corpi che si muovono in fretta
Resisto al dolore dei corpi e delle menti dilaniate dall’ assenza
Resisto all’ indifferenza dei volti incontrati
Resisto all’ attesa vuota del morire
Che sembra arrivare in silenzio senza nessun preavviso
Resisto

Sono Monica, ho iniziato a lavorare come assistente sociale 32 anni fa in varie parti della Toscana, occupandomi di varie aree problematiche. Oggi, da 10 anni, continuo a lavorare come assistente sociale di base in un comune in provincia di Arezzo. Vivo in Toscana in uno dei più bei borghi d’Italia, l’ambiente e la natura mi confortano, in questo mondo sempre più confuso.
Ho partecipato al corso di formazione del Teatro dell’Oppresso a Parma con la cooperativa Giolli e sono rimasta entusiasta, perché mi ha cambiato la vita. Infatti, ho incontrato un metodo di analisi e di approccio alla realtà personale, del mondo rivoluzionario e condiviso il percorso con un gruppo di creature bellissime, appassionate del teatro e dell’ universo.
Nonostante tutto cerco di “Esserci” e di dare il mio piccolo contributo.
Questo pezzo che segue racconta la mia esperienza lavorativa quotidiana di ascolto, sostegno e accoglienza di famiglie e persone fragili, vittime di violenza, con problematiche personali e sociali, come la mancanza di lavoro, di abitazione, di reti familiari e comunitarie. Vuole essere una lettera aperta, un diario di cuore rivolto sia alle persone che assisto ogni giorno, che a chi non conosce il lavoro sociale, sia a me stessa. Vuole essere un flusso istintivo che urla con voce rotta la tensione tra l’impegno a costruire condizioni di vita migliori e la difficoltà di vivere in questo mondo contraddittorio e complesso.

Viaggio tutti i giorni in continenti nazioni città paesi e località diverse. Viaggio in modi di pensare e di affacciarsi alla vita che sono infiniti com’è infinito l’universo, mentre ascolto lingue e dialetti del mondo intero.
Il mio alfabeto è composto da 26 lettere, dove ognuna assume una grandezza diversa a seconda della frase da dire a chi ho di fronte. A volte dovrei trovare altre lettere, ma non le trovo.
Non ci sono gessetti per scrivere sulla grande lavagna nera, quella dei nostri ricordi della scuola.
Vedo case, anche se spesso non le vedo per niente.
In queste case trovo delle stanze che, nella migliore delle ipotesi, sono silenziose e disordinate e fanno spazio al pulviscolo di un’umanità errante.
A volte, invece, ci sono stanze di colore rosso fuoco. Sono abbaglianti, anche se gli occhi possono sopportare il riverbero delle fiamme e, se sto attenta, ci posso stare accanto senza bruciarmi. Menomale che qualche volta la mia mano arriva prima che l’incendio divampi.
Poi vi vedo su un marciapiede, su un giaciglio di fortuna ed uno zaino stracolmo, insieme a parole altre, di un alfabeto ancora da scrivere e da imparare.
Vedo il mondo attraverso i profili dei cellulari delle tante persone che mi cercano, mi appaiono le loro foto piene di colori: sono re e regine con l’abito buono delle feste e piccoli umani che sembrano principi e principesse.
Allora mi dico che sono fortunata, poiché abito un regno incantato di cui non mi ero neanche accorta, dove la vita è una favola con un lieto fine. Un mondo incantato dove gli orchi vengono sconfitti da creature coraggiose a cavallo con mantello e potenti spade ed il cibo è lì sul grande albero della cuccagna.

Alla fine però, ho bisogno che anche gli altri vedano il mio mondo.
Ho bisogno che anche gli altri vedano il mio mondo, perché io sono nuda, un’operatrice nuda.
Libri consigliati:
Augusto Boal: Il poliziotto e la maschera
Maria Grazia Calandrone: Magnifico e tremendo stava l’amore
Livia chandra Candiani:, Questo immenso non sapere
Introduzione al lavoro