Il gatto che ha rubato la mia calza

Un gatto ha rubato la mia calza.

Effettivamente, sono stata parte di un piano criminale orchestrato e realizzato da un gatto nero, che per di più si chiama Nero, e vive a casa mia. Era una mattina come tante altre.
Mi svegliavo con tutta la pigrizia del mondo per andare a fare la mia sadhana, il mio yoga mattutino.
Mi sono vestita e sono scesa in salotto con le mie calze nere ben messe, in quello spazio che sembra enorme per la mancanza di mobili che un certo nuovo proprietario di casa ha dimenticato di comprare. Ma meglio così, penso, mi piacciono gli spazi grandi e i soffitti alti, sembra che la mente possa espandersi e che entri più aria nei polmoni.
Mi tolgo le calze e le lascio sul mobile vicino alla finestra. Visibili, entrambe. Il gatto è in giro, lo sento per i piccoli starnuti che fa ogni tanto. Il povero è malato da qualche giorno e credo fermamente che si sia ammalato perché va in giro a piedi nudi e non ha un letto adeguato. Finisco la pratica, prendo le mie cose senza accorgermi se ho tutto ciò che avevo portato giù e torno nella mia stanza.
Dopo un po’ di tempo passato al computer, mi rendo conto di un fatto innegabile: la calza non c’è.

Una è sul bordo del mio letto e l’altra non si vede, ma cerco di non dargli troppa importanza. Del resto, il letto non è rifatto, potrebbe essersi infilata tra la coperta e il lenzuolo, o tra una coperta e l’altra. Ci sono molte possibilità attorno a un così piccolo fatto, quindi scelgo di non dargli troppo peso. L’ansia arriva come quella vecchia amica che ti ricorda che esiste ancora, nonostante abbiate preso strade diverse. Allora riordino la stanza minuziosamente, ma allo stesso tempo con una certa disperazione, il che annulla un po’ la minuziosità. La calza non si trova.
Sì, l’ho vista anch’io in salotto e poi non l’ho più vista – mi aveva detto la mia coinquilina.
Sono settimane che cerco di ritrovare quella benedetta calza che si è persa nel modo più stupido possibile: nelle grinfie di un gatto nero chiamato Nero.

Un giorno, la calza mi è tornata in mente e ho dedicato gran parte della mia mattinata a cercarla. Va sottolineato che il posto non è così grande da giustificare tanto tempo per una calza.
Ho cominciato a osservare Nero, a osservare i suoi movimenti e i suoi nascondigli più oscuri.
Dietro la lavatrice, il frigorifero, lì vicino alla sua pappa e alle sue medicine. Tra una vecchia stampante e alcune scatole piene di libri. La calza non c’era, era un fatto indiscutibile. Smettila di dedicare tanto tempo alla tua calza persa – mi disse un giorno Rodrigo – Vai avanti con altre cose.
Ma la ricerca e il tempo investito non riguardano solo la semplice perdita di una calza. No, sarebbe ridicolo.

Cosa significa la calza nella mia vita e perché la perdo con tanta facilità? – mi sono chiesta una mattina, un’altra senza la mia calza nera.
Cosa fai con le calze? – mi aveva chiesto Carlita qualche settimana fa, mentre cercavamo di abbinare le calze di un sacco di calze perse con un altro sacco di calze perse.

La verità, da quanto possiamo osservare nel corso degli anni e in diversi contesti, è che tutti hanno un sacco di calze perse in casa. Le calze si perdono sempre e non sempre possiamo darne la colpa a un gatto nero, chiamato Nero.
Il padrone, del gatto e della casa, ha finito per trovare la calza settimane dopo, in mezzo al salotto. Nero aveva trovato il momento perfetto per restituirmela con discrezione, in modo che nessuno potesse accusarlo del crimine. Nero e io ci siamo scambiati uno sguardo e ho capito che, sebbene in teoria avessi vinto la battaglia, ce ne sarebbero state molte altre a venire.

Autore

  • Andrea Chirinos

    Comunicatrice. Anima libera. Scrivo micro racconti nel mio tempo libero, ma mi piace anche fare i saluti al sole, meditare, camminare, osservare come il cielo cambia colore al tramonto e contemplare tutte le fasi della luna. Ho un blog di micro racconti chiamato 'Aquellantonia.' Nel 2019 ho scritto e presentato l'opera teatrale ‘Y ahora, ¿cómo se lo digo?’al Microteatro di Lima. Successivamente, ho vissuto a Bogotá per alcuni mesi, poco prima della pandemia, per frequentare un corso di scrittura di sceneggiature, dove ho lavorato e ricevuto consulenza per il mio primo cortometraggio, ‘Platos Rotos,’ che ho terminato di scrivere lo scorso giugno. Nel 2020 ho scritto e presentato ‘Mascarillas,’ un’opera virtuale. Nel 2023 mi sono trasferita in Australia e attualmente sto scrivendo il mio primo libro, che prevedo di pubblicare nel 2025. Ho scritto ‘Peripecias,’ un micro spettacolo teatrale richiesto da studenti dell’Università PUCP di Lima; e anche ‘Medio Pecado,’ un micro spettacolo teatrale per il Microteatro di Buenos Aires, in Argentina.

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