Il sogno
Quello che racconterò qui in seguito,
o è accaduto veramente,
o mi è stato raccontato dai protagonisti citati,
o sono dei sogni che ho fatto…
…o forse ancora, l’ho solo immaginato.

Questo breve racconto è un tentativo di far viaggiare chi lo leggerà in questa
esperienza che ho vissuto nella foresta amazzonica, in visita ad una comunità
Huaorani (una delle etnie qui presenti).
Le due settimane scarse di permanenza sono state intense e a tratti magiche, questo è
il motivo per cui non troverete nelle pagine a seguire una cronaca precisa dei fatti,
che reputavo a tratti tediosa, ma una prosa che lascia esprimere la mia percezione
soggettiva.
Troverete delle fotografie scattate durante quei giorni.

Dicono che quando cominci ad entrare nell’Amazzonia, inizi a vederla, o perlomeno
a sentirla. La percepisci quando, inconsciamente, il mondo attorno diviene foresta;
non può che essere selva impenetrabile. Le guglie di roccia, i deserti e i mari non
sono mai esistiti. I ricordi che provano a raggiungere quei luoghi s’ingarbugliano tra
le liane, si fanno arborei.
La sensazione, tuttavia, è tutt’altro che confortante; ha un’energia troppo forte e ti
guarda, solo che non sai da dove. Non puoi scorgerla, si trattiene nella rete di rami e
foglie, potrebbe non svelarsi mai.
Chi sei? Non ti ho mai visto qui.
Per ora non sono accolto, ma non c’è cattiveria, c’è un’armonia da preservare.
Facendo attenzione ad una piccola piantina di arancio che tenevo tra i miei piedi
scalzi, abbassai la mano nel fiume che scorreva sotto la docile imbarcazione per
appropriarmi di una piuma bianca e nera: altro non era che il primo segno di
connessione tra tangibile ed intangibile.
