MARGINI

Per definizione il margine è la parte estrema ai due lati, o tutto intorno, di una superficie qualsiasi. 

Il margine, come il confine, è qualcosa di ambivalente: l’atto duplice di chi segna una linea e poi si sporge a vedere cosa c’è oltre, di chi unisce due lembi di tessuto strappati ma lascia una cicatrice. In semiotica, le culture funzionano come una biosfera, e ai margini c’è uno spazio ambiguo in cui “noi” e “loro” si scontrano e si fondono: lo spazio del margine è lo spazio conflittuale dove si fa strada il cambiamento.

Il margine è qualcosa di molto personale, è polimorfo e multiforme.

Cos’è il margine per noi?

Abbiamo provato a rispondere a questa domanda. Ecco i nostri margini.

MARGINE 1 – Usa e valorizza il margine

Secondo la visione e i principi della permacultura, un margine è uno spazio di incontro tra più ecosistemi e come tale ospita un’immensa biodiversità, nata proprio da quell’incontro. Ad esempio, il suolo che calpestiamo camminando in un bosco, è un confine, un passaggio tra l’aria che respiriamo e il sottosuolo, è quello che permette alla vita di continuare ad esserci, grazie alla sinergia tra organismi ed elementi diversi, tra cui funghi, microrganismi, insetti, materia organica e radici.

Considerando il margine come un ecosistema e una condizione al contempo fragile, ricca e unica, anche gli incontri tra persone possono trovarsi su un margine e dare vita a qualcosa di inaspettato, complesso e prezioso.

Maddalena

MARGINE 2 – Abitare il limite

Entro ed oltre il margine c’è qualcos’altro, altri posti, conosciuti e non. Il margine sembra essere il luogo più affollato, maggiormente abitato.

Per me significa limite. Oltre il mio margine-limite c’è un muro. È margine doppio, cucito da fuori e da dentro, in una stretta collaborazione tra individualità e socialità.

Il mio corpo e le mie parole sono margini che mi accompagnano nella vita quotidiana. Le parole sono limitanti e spesso non riescono a trasmettere la complessità di un vissuto, di un’emozione.

Il mio corpo è un margine, può incastrarsi con l’altro ma non può entrarci dentro, la sua forma è un limite per la mia mente e la percezione di me stessa nel mondo.

Samantha

MARGINE 3 – Argini

Quando penso margini penso anche argini, penso ai fiumi, all’acqua sporca, piena di legna, di pietre e di fango, allo strabordare, a chi esce fuori dai tracciati e lo fa in modo disastroso, dirompente come lo è tutto ciò che cambia. A volte le persone ai margini vengono viste un po’ così, come qualcosa di sgradevole, di distruttivo, che distrugge le cose costruite sulla terra solida, come chi si porta dietro le macerie da altri posti e te le scarica addosso.

Quando le fognature funzionano, l’acqua piovana finisce sottoterra dove non la vede nessuno, allora va tutto bene. Però nei periodi delle alluvioni e delle grandi piogge, gli argini straripano forse perché non erano così solidi, forse perché non erano pensati per così tanta acqua, forse perché il cemento si adatta poco ai cambiamenti, forse perché ogni tanto bisogna farsi delle domande sul come e sul perché sono stati tracciati.

Martina

MARGINE 4 – Fango di vite possibili

Margine è dove osservo la distruzione, le macerie.

Margine è dove immagino mondi possibili, amori infiniti.

Margine è dove il mio stereotipo mi rinchiude.

Margine è dove scopro il mio privilegio e la responsabilità che comporta.

Margine è la contraddizione, la certezza, la ripartenza.

Margine è tutto quello che ci circonda, tutto quello che non c’è.

Margine è bellezza e orrore, calma e paura, fango di vissuti e vite possibili.

Valeria

Autori

  • Maddalena Martini

    Maddalena Martini (1992) è operatrice interculturale e assistente sociale. Più di tutto ama e studia il teatro dell'oppresso, strumento collettivo di liberazione sociale e artistica, e la permacultura, metodo di progettazione del territorio. Scrivere è da sempre il suo più intimo e, ormai non più, segreto dialogo con se stessa.

  • Martina Spinaci

    Martina Spinaci è adottata bolognese ma viaggia per l’Europa accogliendo ragazzi scapestrati da Kosovo e Spagna, pianta piante tropicali ricordando l’Ecuador e sogna attorno ad un falò di vivere senza problemi inutili.

  • Samantha Chia

    Samantha Chia (1993) nata a La Spezia, è specializzata in economia e gestione delle arti e in storia delle arti e conservazione dei beni artistici. Nelle sue ricerche si è focalizzata sulla questione identitaria nelle arti contemporanee, con un focus sulla Corea del Sud e sull’Istria. Attualmente è educatrice sociale e sta prendendo l’abilitazione per diventare docente di storia dell’arte. Le piace andare per mostre e musei, il giornalismo culturale, l’est del mondo, le terre di confine e la cucina coreana.

  • Valeria Bianchi

    Valeria si diverte a raggiungere obiettivi e a cambiare idea una volta arrivata. Non si è ancora capito dove abiti se a Firenze, Roma o Milano. L’unica certezza è che ti romperà l’anima finché non capisci quanto dobbiamo decostruire il decostruibile. Ha un sogno nel cassetto ma non si ricorda più in quale cassetto l’ha messo.

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