Ad un certo punto succede

Ad un certo punto succede di non essere più invisibile.
O forse ti accorgi di cose che prima ignoravi ma erano lì da sempre.
In agguato.
Succede che inizi a difenderti.
Ad essere sull’attenti.

Ti difendi, dagli altri, da te, perché potrebbe essere che ti attacchino da un momento all’altro anche solo perché hai messo un paio di scarpe diverse dalle solite e potresti provocare nell’altro qualcosa di inaspettato.

Ti difendi da un mondo che da un giorno all’altro ti guarda fisso, ti scruta, ti spoglia, ti vuole, ti immagina, ti tocca, ti assale, ti travolge.

Ma tu dov’eri per tutto questo tempo? Come hai fatto a non accorgerti di nulla?

Se mi devo difendere allora lo faccio bene. Così decido di iscrivermi ad un corso di autodifesa femminile. Me lo propone mia mamma, è organizzato dai vigili  urbani ed è gratuito.

Sono la più piccola. Ho 18 anni. Facciamo un giro di presentazione e mi chiedono perché sono li. Rispondo che voglio avere la forza di rispondere a chi mi guarda, mi fischia, mi commenta senza che io mi sia mai accorta della sua presenza fino ad un secondo prima. Voglio avere la forza di mandarli a ‘fanculo. Alla mia risposta ridono, una di quelle risate un po’ amare, un po’ di compassione e di persone che pensano che io abbia ancora troppa speranza.

Regola numero uno: scappare.
La prima difesa efficace se si è in una situazione di pericolo è scappare.

Regola numero due: è preferibile camminare all’esterno del marciapiede.
Camminate esternamente così in caso qualcuno vi aggredisse potete scappare meglio. In mezzo alla strada.

Regola numero tre: evitare tutte quelle situazioni potenzialmente pericolose, tipo come camminare in luoghi poco illuminati, vicoli stretti e poco affollati.
Forse è meglio se circoli per la tua città solo dalle 7 alle 19 perché poi sei fregata.

Per il resto, il corso si è incentrato su tecniche di difesa ma sempre con la consapevolezza che se ci fossimo trovate in situazioni di pericolo la forza maschile ci avrebbe sopraffatte “perché sono comunque più forti” così ci hanno detto al corso. Insomma frequentiamo il corso solo per rallentare la lenta agonia che ci spetta se qualcuno ci aggredisce. Per salvarci l’unica cosa realmente efficace è chiudersi in casa o correre come manco Bolt potrà mai fare. Per il resto devi solo sperare che non succeda a te, che la ruota della fortuna ti scelga ancora una volta.

Va bene, lo accetto è così che gira il mondo. Pieno di uomini pronti a farti del male e ad aggredirti. Tu impara a difenderti e a sopravvivere in questo groviglio urbano.

È stato bello frequentare il corso, si era creato un bel gruppo e i nostri insegnati (uomini cis) erano simpatici e in qualche modo cercavano di proteggerci. Ma da chi poi?

L’ultima lezione era tenuta da un altro agente che ci ha dato il suo numero di telefono dicendoci che se qualcuno ci avesse fatto del male avremmo dovuto chiamare lui. Per anni sul mio telefono in rubrica il primo numero era il suo. AAA Agentedellaultimalezione. Metti che…
Una mia compagna di corso a fine lezione mi guarda e mi dice “beh ma che senso ha avere i suoi contatti?!”.

Ma che senso ha difendersi? Ma da chi? Contro chi stiamo combattendo? Non lo so… ma queste domande mi risuonano e forse è da qui che inizio a cercare, a leggere le notizie di femminicidi e a sentire forte un senso di ingiustizia perché ogni due giorni ne muore una di queste donne che non hanno saputo difendersi.

Ma scusa, io mica dovevo stare attenta ai vicoli stretti? Alle strade buie? Alla luce? Ad andare in giro da sola? Allora perché queste donne sono tutte morte in casa? Che senso ha difendersi se qualsiasi posto è pericoloso? La casa, le strade, il giorno, la notte, la campagna, la città, la spiaggia, le feste, la scuola, i parchi, i tram, i treni, gli auotbus, i taxi, il letto di casa, la stazione di benzina e mille altri posti dove sarebbe meglio non andassi da sola…

Ma il punto è che io ero da sola e indifesa?
Non lo so, qualcosa non mi torna.
Ne parlo con le amiche e… SORPRESA! Abbiamo avuto tutte delle esperienze simili: “Quindi anche tu quando esci di casa pensi che potrebbe succedere qualcosa di brutto?”  “Oggi mi sono vestita così perché volevo essere invisibile sui mezzi…”  “Non avevo voglia di avere gli occhi addosso una volta entrata nel locale e poi boh non sai mai, metti che poi…”

Quindi aspetta, io mi devo difendere perché ci sono situazioni potenzialmente a rischio come la strada buia, ma in realtà devo anche difendermi scegliendo come vestirmi perché a quanto pare anche questi sono fattori di rischio. Scusa ma in che senso? Ma ha senso? Beh si.. dai alla fine …alla fine sai com’è..

Com’è?

È che mi sono rotta di difendermi.

Io voglio vivere, non voglio essere in costante allerta. Io voglio vivere il più libera possibile dai vostri occhi e dalle vostre teste girate dalla mia parte solo quando vi fa comodo.
Basta difendermi. Voglio anch’io avere uno spazio e decidere a chi dare il mio spazio.

Alla fine, questo corso di autodifesa femminile non è stato poi così male.
È da li che ho iniziato ad alzare lo sguardo. Effettivamente in qualche modo sto mandando un po’ tutto a quel paese perché non ci sto più.

Non mi difendo più.

Autore

  • Valeria Bianchi

    Valeria si diverte a raggiungere obiettivi e a cambiare idea una volta arrivata. Non si è ancora capito dove abiti se a Firenze, Roma o Milano. L’unica certezza è che ti romperà l’anima finché non capisci quanto dobbiamo decostruire il decostruibile. Ha un sogno nel cassetto ma non si ricorda più in quale cassetto l’ha messo.

1 commento su “Ad un certo punto succede”

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