
Tena, Ecuador, aprile 2022
F. mi dice che col tempo ci si abitua a tutto, anche ad essere qui.
Credo che il luogo esattamente opposto a dove mi trovo adesso non sia una piazza affollata qualunque come Madison Square o Piazza Grande il venerdì sera. Credo piuttosto che sia uno di quei paesini inglesi con le case a schiera dove l’attenzione al dettaglio estetico è travolgente e ogni cosa è terribilmente al suo posto.
Qui, appunto, sembra tutto esattamente il contrario.

Qui è Caos. Nel senso più stretto del termine.
Ogni cosa è in divenire. Tutto si muove. Tutto sembra ancora in uno stadio evolutivo intermedio. Le cose cambiano ogni giorno.
Anche la cicca di sigaretta del giorno prima, la mattina dopo, non si sa bene come, sembra si sia spostata o abbia cambiato colore e aspetto.
Sembra quasi che nella foresta e tutto intorno ad essa ci siano delle piccolissime placche tettoniche che si muovono ogni giorno, ogni ora, e rendono tutto diverso, sguardo dopo sguardo.

Forse qui anche gli alberi si muovono.
Trovarsi in questa piccola città ai bordi della foresta amazzonica porta con sé un senso di frenesia. Sembra che non si riesca mai a coglierne la vera essenza né a beccare l’istante giusto per poterla osservare attentamente.
E poi l’acqua. Qui l’acqua spesso è sottoforma di piccole goccioline sospese che si posano un po’ ovunque.
L’acqua qui sa fluttuare. Qui l’acqua è senza gravità.
La sera sembra che un sottilissimo strato di carta stagnola ricopra ogni cosa. Tutto si riflette.
Devo dire che non ci sono molte luci artificiali, eppure di notte sembra che tutto sia più illuminato del previsto.
Tutto luccica impercettibilmente.
Mi piace pensare che le persone di questo posto assurdo si divertano ad accendere piccole lucette elettroniche in giro tra il paese e la foresta vicina, e creare flebili riflessi per affascinare gli stranieri ignari.
E poi il gioco.
Qui giocare sembra avere ancora un’intimità originaria.
Lo sport è gioco. La scuola è gioco.
Ogni formalismo, ogni regola, ogni convenzione sociale pare subordinata al gioco. Sembra quasi che una qualunque cosa che possa ostacolarlo sia messa da parte. Non sarà un fuorigioco o una linea di fondo fatta male ad impedire a un ragazzino di esultare togliendosi la maglia.

Non sarà una grossa pozza di fango e argilla, dopo una lunga nottata piovosa, a impedire a un gruppo di ragazzini di rincorrersi e sporcarsi vicino al vivaio appena visitato con M. e C., che adesso li guardano un po’ a distanza ma, forse, sentendosi più vicine.
E quando si fa sera anche i loro occhi sembrano illuminati da una qualche luce lontana.
I loro riflessi: ovunque.
Molto bello, con grande poesia.