Un urlo di pace dal Libano

Foto di William Makary

Za’atar sparso
raccoglierei le vostre ceneri
per insaporire pane nuovo,
ma da levante
ancora
grida inermi
scappano;
autorità corrotte 
sanno.
Io sto.
Illusa cura
mormorante “Yalla”
riconoscente offerta.
Maria Maddalena
assisto in ginocchio
alla vostra deposizione.

Ho pensato a lungo come raccontare la devastante guerra che, in queste settimane, ha invaso (nuovamente) anche il Libano, terra a me cara per amicizie,  studio e esperienze di vita. Le notizie sono su tutti i media e non è necessaria ulteriore cronaca. Ho le mie opinioni e la tentazione di schierarmi apertamente ma sarei un’altra voce, lontana, accomodata sul proprio divano a sprecare parole. 

Vi lascio, allora, le parole di William Makary, libanese, originario di Zgharta nel nord del Libano. Con William ci siamo sentiti subito “famiglia” dal nostro primo incontro nel 2010 a Beirut. Giovani e con le decisioni importanti della vita da prendere. Ora William è marito, papà, sacerdote maronita e insegnante di italiano. Queste sono le sue parole che è riuscito a lasciarmi tramite un vocale il 7 ottobre 2024. Questo è ciò che dovrebbe farci urlare non solo per chiedere la pace ma per costruirla dentro di noi e sentirci insieme ai popoli invasi e in guerra. Tocca a noi…

Elena, ciao, buonasera. Scusami per il ritardo, grazie per le parole di V., per la sua presenza anche con noi, con il suo pensiero, la sua preghiera. È duro qua, è duro.

Ogni giorno e ogni istante c’è un bombardamento, c’è un attacco, c’è un villaggio che viene bombardato completamente. Adesso stanno bombardando anche la costa con le navi militari israeliane, il sud, i villaggi del sud, la città di Beirut. Beirut sud è quasi raso a terra, è quasi sparito.

Centinaia di palazzi già pieni, già sono crollati. Altri sono inabitabili. È triste, tutto triste.

Non c’è un orizzonte, solo un miracolo può fermare tutto questo, solo il divino, perché l’umano è corrotto, tutto quello che fa è brutto. Speriamo che tutto finisca presto. Pregate per noi.

Grazie per la vostra vicinanza, grazie per esserci accanto a noi in questo momento, anche con le parole, con i piccoli messaggi, con delle preghiere. Certamente abbiamo bisogno di tutto questo anche. Speriamo che tutto finisca perché adesso inizia l’autunno, sta per iniziare e qui è freddo, piove molto.

Un milione sono già senza tetto, senza case. È una situazione molto brutta. L’anno scolastico sarà quasi finito prima di iniziare.

Non so come andrà a finire la situazione. Pregate per noi, pensate anche a tutti questi piccoli che hanno perso gente, famiglie. Sono migliaia di bambini già morti, a Gaza e qui. 

Autore

  • Elena Rocchi

    Da sempre in movimento...Parigi, villaggi cambogiani, campi profughi libanesi. La portano a studiare e insegnare. Il vero viaggio è iniziato diventando mamma. Ora partecipa al mondo da Milano, nelle classi di una scuola media di Quarto Oggiaro. Confusa dal presente, cerca di cambiare prospettive guardando dalla terra al cielo.

2 commenti su “Un urlo di pace dal Libano”

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