
Le stelle dei margini
I margini sono luoghi esaltanti. Come ci insegnano i libri di biologia è lì che avvengono gli scambi, che c’è l’azione. Lì tutto si anima perché ci sono le risorse.
La membrana cellulare è il perfetto esempio di margine esaltante, la conoscenza della sua essenza mi ha guidato nella scelta dei luoghi da vivere. Ho sempre scelto luoghi che erano un po’ come lei, marginali e quindi ricchi di scambi.
Durante la mia permanenza sull’isola d’Elba, il cui perimetro disegna un pesce, ho vissuto a Lacona, lungo l’ittico margine addominale.
A Erchie, un paese costituito da un gruzzolo di case che fanno il girotondo intorno a due maestosi pini, tra mare e montagna, vivevo sul limitare del paese dove esso si trasformava in montagna fradicia.
In Cilento, mi elevavo su montagne popolate da ciucci, trascorrendo il mio tempo in una Tempa, tipo di casa cara a quel territorio.
A Vietri sul Mare vivevo sul limitare della costiera amalfitana, dove inizia la costa eppure c’è ancora un legame con l’entroterra salernitano.
Durante il mio viaggio in Francia abitavo sul semicerchio che delimita quella regione ricca e profumata di lavanda che è la Provenza.
In Toscana, vivevo dove la laguna si allarga sul mare.
Qui in Puglia abito una casa bistrattata dai più, a ridosso di un uliveto, lì abbondano le rocce creando promontori improvvisati, ci si addormenta con la risacca.

Abitare i luoghi cui vi ho accennato non è stato semplice, ha richiesto una certa dose di spirito di adattamento. Bisogna essere tolleranti verso il brulicare di vita che sempre li accompagna, proprio come lo sono le molecole in prossimità delle membrane cellulari. Il freddo poi, in questi luoghi dimenticati, ti si insinua nelle ossa e non basta un maglione per cancellare la sua ingerenza.
Per raggiungere tali luoghi è sempre stata necessaria la presenza della mia automobile sgangherata, Artemisia, fiammeggiante compagna di viaggio. Lei mi accompagna sui tortuosi sterrati che conducono ai margini e che sono causa della sua sgangheratezza.
Solitamente dopo essermi insediata nei margini scelgo con accurata meticolosità il luogo marginale del margine e lo faccio mio. Il luogo che eleggo a mio nascondiglio si trova sempre in prossimità della mia abitazione, possibilmente in alto, per poter scrutare da vero volatile, quale mi sento, l’ambiente circostante. Il cantuccio è sempre un antro abbandonato, dimenticato dalle altre forme di vita, lontano dal frastuono assordante della civiltà moderna e le sue aberrazioni, possibilmente in prossimità di acqua scrosciante e fiori gialli.
Il luogo che ho scelto qui, a Saturo, culla dell’insediamento Tarantino, è il promontorio dove, mi piace pensare, Falanto, il disertore fondatore di Taranto, ha deciso, dopo essersi bagnato con le lacrime di Etra, di fondare Taranto.

Oggi ho portato dei crisantemi gialli ad abbellire il triangolo di legno che mi fa da casa, saranno dono prezioso per i pellegrini di questa landa. Ho portato i crisantemi gialli per la loro vitale essenza e perché mi sembrano la floreale incarnazione delle stelle.
Le stelle sono infatti la vera costante dei margini. Dopo averli esperiti lungamente posso infatti affermare che la flora e la fauna siano molto diversificate a seconda della latitudine e longitudine dei margini, l’unica cosa che rimane immutabile sono le stelle.
Ed è principalmente per il bisogno di scorgerle, ogni notte nel cielo, che abito i margini. Le stelle dei margini sono indimenticabili, tolgono il fiato per come sono belle. Fendono lo sguardo con la loro luce insaziabile, bucano il buio più nero che cerca di coprirle con il suo mantello. Ti suggeriscono ogni notte chi sei e qual è il tuo posto nel mondo, quanto è grande la tua piccolezza.
Le stelle dei margini sono la forza per sopportare qualsiasi avversità il margine ti ponga di fronte, sono il motivo per cui vale la pena essere vivi.
